Al tempo della didattica a distanza – una riflessione
Data:
11 Marzo 2020

«Ita fac, mi Lucili: vindica te tibi […]»
Se nella lingua originale suona poco familiare, proviamo con la sua traduzione inglese : «Continue to act thus, my dear Lucilius – set yourself free for your own sake […]»
Il tempo sospeso – i filosofi direbbero anche “epochizzato” – di questi giorni, trascorsi racchiudendo fra parentesi gesti, comportamenti e abitudini della vita quotidiana ante Coronavirus, è un’occasione per ritornare a quella insuperata lezione sul tempo che Seneca affida alla sua I Lettera a Lucilio.
Non lasciarselo portare via, non dissiparlo, trattenerlo per sé, appropriarsene fino in fondo, rivendicarlo a se stessi come si farebbe con un bene di nostra proprietà che qualcuno volesse ingiustamente sottrarci: questo il rapporto con il tempo dell’esistenza raccomandato da Seneca all’amico e allievo Lucilio, e per suo tramite a ciascuno di noi.
“Amico e allievo”: una duplice apposizione, per noi, che al mondo classico suonerebbe piuttosto come un’endiadi, un concetto unico reso attraverso una disgiunzione di termini. Perché la relazione educativa, per i Greci come per i Latini, è prima di tutto una relazione di amicizia. Un’amicizia dai tratti alquanto ruvidi, ispirata al motto: “ Amicus Plato, sed magis amica Veritas”, vale a dire: posso anche essere amico di un grand’uomo come Platone, ma ancor più amica di lui mi è la verità.
Vicino ai bisogni dell’allievo, “amichevole” nei suoi confronti, il maestro può e deve esserlo, qualche volta; senza però che questa vicinanza allenti i suoi legami – professionali e deontologici – con la verità, o con quei frammenti di verità che tra un passo falso e l’altro ogni disciplina via via scopre ricostruendoli o magari costruisce scoprendoli.
Chissà che la distanza forzata della didattica on line non serva a restituire a noi tutti il giusto equilibrio fra dimensione interpersonale e tensione verso la verità, poli dialettici di ciascuna relazione autenticamente educativa.
Le teste dei ragazzi chine in questi giorni su smartphone, PC o tablet, senz’altra spinta che quella, inopponibile, dell’autodeterminazione; la dedizione con cui i docenti, anche quelli meno “digitali”, si sono avventurati nella didattica a distanza testimoniano che la fusione di orizzonti fra generazioni lontane – a volte lontanissime, come nel caso di Seneca – la condivisione di un cammino orientato all’appropriazione di valori che restano – propriamente detti intranseunti – è una possibilità concreta, che concretamente si sta realizzando nella nostra comunità scolastica.
Una comunità che sta dando prova, in tutte le sue componenti, di una capacità di adattamento e di una disponibilità a collaborare nel perseguire l’interesse comune a dir poco ammirevoli.
Concludo rivolgendo a famiglie, studenti, docenti e personale ATA del Liceo Mazzini l’esortazione di Seneca nella sua versione inglese – che come ogni versione degna di questo nome regala un di più di senso: «Continue to act thus […]»
il dirigente
Francesca Del Santo
Ultimo aggiornamento
18 Agosto 2022, 17:38